Ubicazione: Biblioteca nazionale di Francia, MS. NAF 24920 e Kupferstichkabinett Staatliche Museem zu Berlin.
Tempo/origine: 1499 circa. XV secolo.
Dimensioni/estensione: circa 50,2 x 33,5 cm. 130 pagine.
Illustrazioni: 83 (17 a pagina intera).
Artista: bottega di Jean Colombe.
Scrittura: gotico francese su due colonne.
Rilegatura: velluto rosso di seta naturale.
Edizione integrale in facsimile: l’unica che disegna a mano e applica l’oro a pennello nelle sue 83 illustrazioni, rispettando la più sottile raffinatezza dell’originale. Include il “Frammento di Berlino”, due fogli tagliati dal manoscritto nel XVIII secolo.
Volume supplementare di studi: identificazione delle miniature e trascrizione.
Tiratura: 89 copie uniche numerate, autenticate e autenticate.
IL PIÙ GRANDE MANOSCRITTO MINIATO DELLA STORIA DELL’ARTE INSIEME ALLA GENEALOGIA DELLE CASE REALI D’EUROPA
Il poeta siciliano Guido delle Colonne (1210-1287), tra le altre opere, scrisse in latino la “Storia della distruzione di Troia la Grande”, tratta da Dares Phrygian e dall’ultimo capitolo di Dictis Cretense. Inizia con la leggenda di Giasone e degli Argonauti e termina con il ritorno degli eroi greci dopo la distruzione di Troia e la morte di Odisseo. Nel XV secolo, l’opera di Colonne fu tradotta in francese da uno scrittore anonimo e il risultato fu questo spettacolare manoscritto. Così, all’inizio vediamo Giasone e Medea (f. 1v), Priamo, re di Troia (f. 7r), il naufragio di Antenore (f. 8v), Paride ed Elena (f. 11r), Castore e Polluce (f. 13r), Achille e Patroclo a Delfi (f. 14r), Ercole, Aiace, Ulisse, Ettore, Menelao, Agamennone, ecc. La morte di Achille, che non compare nell’Iliade (f. 33v), è un esempio del fatto che questo manoscritto segue tradizioni diverse da quella omerica.
Questo manoscritto fu composto per Aymar de Poitiers e dopo la sua morte (1510) fu conservato dai suoi eredi. Passò in possesso di Pierre Séguier, ma i suoi eredi lo donarono all’Abbazia di Saint-Germaindes-Prés, da dove fu rubato insieme ad altri codici durante la Rivoluzione francese.
Le tracce di Jean Colombe non erano scomparse, perché dopo la sua morte (1493) la bottega continuò a comporre ampi manoscritti storici miniati dal figlio Philibert e dal nipote François, che ereditarono lo stile compositivo, la tecnica, il colore e la decorazione del maestro. In questa occasione i Colombe mettono sotto i nostri occhi volti, paesaggi, edifici, battaglie, naufragi e una miriade di altri elementi, e lo fanno in modo spettacolare; con dipinti a tutta pagina, senza bordi o bordure, che misurano più di mezzo metro, dai colori vivaci, illuminati d’oro e decorati con motivi rinascimentali, tipici dello stile gotico fiammeggiante. Nulla di simile era mai stato raffigurato nel Medioevo (François Avril).
Una volta in Colchide, Giasone dovette recuperare il vello, che era custodito da tori selvaggi e da un drago. Disse a Medea che l’avrebbe portata con sé nel suo regno in Acaia e lei gli chiese di giurarlo davanti ad Apollo (f. 1v). Fatto ciò, le confessò come avrebbe potuto ottenere il vello d’oro. Ma durante il viaggio di andata sbarcarono nei pressi di Troia e furono espulsi dalla loro terra dal re Laomedonte. Ercole, che aveva giurato vendetta per l’affronto, tornò a Troia, uccise Laomedonte e distrusse la città. Priamo, che era assente, ricostruì la città con nuove mura, case e palazzi.
NEL MEDIOEVO NON ERA MAI STATO ESEGUITO NULLA DI SIMILE.
François Avril Emerito Curatore Generale della Biblioteca Nazionale di Francia
Priamo si rammaricava che i Greci avessero rapito sua sorella Esione e inviò un ambasciatore in Grecia per farsela restituire, cosa che non fecero. Aveva diversi figli valorosi guerrieri: Ettore, Paride, Decifo e Troilo, che potevano difendere la città da qualsiasi attacco. Aveva anche chiesto aiuto ai suoi alleati nei Paesi lontani, che stavano arrivando. Sicuro di sé, per rispondere ai Greci inviò Paride, che saccheggiò il tempio di Venere sull’isola di Citera e rapì Elena, moglie di Menelao, re di Sparta (f. 12r). Menelao e suo fratello Agamennone, re di Micene, riunirono tutti i re greci e dichiararono guerra a Troia, dove sbarcarono (f. 18r).
I Greci subirono il peso del coraggio di Ettore, che aveva ucciso Patroclo, e Achille giurò di ucciderlo, cosa che fece (f. 25r). Durante la tregua per il funerale di Ettore, Achille si innamorò di sua sorella Polissena e giurò di non muovere guerra ai Troiani. Troilo, figlio minore di Priamo, fu un altro pungiglione come Ettore. Uccise molti Greci e decimò i Mirmidoni, i guerrieri di Achille. Achille, che non poteva sopportare il massacro compiuto sui suoi uomini, scese di nuovo in battaglia, uccise Troilo (f. 31v) e Mennone, re di Etiopia, uno dei più preziosi alleati di Priamo. Durante la tregua per i funerali di Troilo, sua madre Ecuba, in combutta con Paride, tese una trappola ad Achille tramite un messaggero. Gli disse che lo aspettava nel tempio di Apollo per discutere del suo matrimonio con Polissena. Achille si presentò fiducioso e disarmato e Paride, che si era nascosto all’interno, gli trafisse il ventre con una lancia, uccidendolo.
ILLUSTRATO DALLA BOTTEGA DI COLOMBE, ARTISTI CHE HANNO COMPLETATO LE RICCHISSIME ORE DEL DUCA DI BERRY
Se i Troiani avevano perso Ettore, i Greci erano rimasti senza Achille, il loro miglior guerriero. Pensarono di ritirarsi, ma l’oracolo di Delfi aveva predetto la vittoria nel decimo anno di guerra, che non era ancora arrivato. Dopo la morte di Ettore, Decifo morì per mano di Palamede (f. 28v). Ma Priamo aveva ancora generali capaci come Antenore ed Enea, oltre ai valorosi guerrieri che erano venuti in suo aiuto. Alcuni erano già morti in battaglia, come un temibile arciere centauro caduto per mano di Diomede (f. 20v); ma la regina delle Amazzoni Pentesilea, amica di Ettore, pur essendo giunta alla fine non perse nemmeno una battaglia. Rimase anche Paride, il nuovo marito di Elena, che uccise a distanza con frecce avvelenate.
Agamennone mandò Menelao alla ricerca di Neottolemo, il figlio di Achille (chiamato anche Pirro), che prese subito in mano le armi del padre e il suo esercito di Mirmidoni. Agamennone lo fece cavaliere e Aiace gli mise gli speroni d’oro. Da quel momento iniziò a uccidere i Troiani e fu sconfitto solo da Pentesilea.
Paride scagliò contro Aiace una freccia avvelenata che lo colpì al ventre. Credendo di avere pochi istanti di vita, si precipitò su di lui al galoppo e gli squarciò la testa con la spada (f. 35r). Pentesilea affrontò Pirro e lo ferì al petto con la lancia; ma i Greci bloccarono le loro Amazzoni e i Mirmidoni la circondarono, lasciandola immobilizzata. Pirro si avvicinò e le tagliò il braccio alla spalla, uccidendola sul colpo (f. 38r). Dopo l’incendio di Troia tornarono in Grecia.